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La zona del massiccio etneo è molto nota per la sua produzione di ciliegie e per la loro qualità. Il nome "Etna" è strettamente legato alle ciliegie considerato che in Italia un gran numero di consumatori associa il luogo con il prodotto "ciliegia" e viceversa. Le peculiarità della "Ciliegia dell’Etna" sono strettamente determinate dalle caratteristiche morfologiche e pedo-climatiche dell’areale di produzione nonché dal contributo fornito dai coltivatori nella preparazione dei terreni e nella gestione degli impianti. Infatti, se l’esposizione dell’area geografica di produzione a Est - Sud-est, l’elevato grado d’insolazione, i venti dominanti e le notevoli escursioni termiche rappresentano condizioni climatiche favorevoli alla coltivazione delle ciliegie, le difficoltà derivanti dall’estrema vicinanza al vulcano dell’Etna hanno richiesto notevoli sforzi da parte degli agricoltori locali nel rendere produttive le estese superfici di lave aspre e brulle.

A tal proposito infatti il contributo offerto dall’uomo si è tradotto nella messa in opera di faticose lavorazioni agronomiche di captazione di acque sotterranee, di scasso delle terre e di terrazzamento dei terreni, che hanno portato allo sviluppo di impianti a diversa altitudine e a competenze specifiche da parte degli agricoltori nella loro gestione. Ancora oggi, il continuo impegno dei coltivatori locali nella cura e nella corretta conduzione degli impianti che sorgono lungo le pendici dell’Etna, rende possibile una scalarità nella maturazione dei frutti con conseguente ampliamento del calendario di raccolta e permette alla "Ciliegia dell’Etna" di beneficiare al massimo delle condizioni climatiche particolarmente favorevoli e produrre frutti apprezzabili per la brillantezza del colore, la consistenza e il sapore delicato. La qualità del prodotto, del resto, è confermata dal successo della tradizionale sagra.

Quindi oltre all’ambiente naturale anche il fattore umano, con la sua secolare tradizione, la fatica a trasformare le "sciare" (dall’arabo terra bruciata) in terreni fertili, il diffuso ricorso ad impianti irrigui localizzati che consentono irrigazioni di soccorso e fertirrigazione in considerazione della lunga stagione vegetativa in periodo asciutto, ha contribuito in maniera determinante a caratterizzare il forte legame tra la "Ciliegia dell’Etna" ed il territorio etneo. In effetti, attorno alla coltivazione della "Ciliegia dell’Etna" si è stratificato negli anni un retroscena culturale ed un importante indotto economico fatto di mestieri, tradizioni e usi ripetuti nei secoli dai coltivatori ortofrutticoli che ancora si tramandano nel lessico dialettale il nome di "cirasa" o "ciriegia", la preparazione dei terreni noti come "terre scatinate" ovvero i terreni derivanti dalle opere di dissodamento delle lave, le tecniche di coltivazione che prevedono pratiche di innesto a "sgroppo" o a "pezza" e la tecnica di raccolta manuale con l’utilizzo di scale a trenta pioli e con ceste note come "panari".

La coltivazione del ciliegio, nella zona di produzione comprendente i versanti Nord orientale e Sud ovest dell’Etna e parecchi comuni della provincia di Catania, estendendosi fino ad un’altitudine di 1600 m s.l.m., fa riferimento all’ecotipo Mastrantonio/i nota anche Donnantonio/i, al Napoleona e al Maiolina.

Dal sapore croccante e deciso, la Ciliegia dell’Etna ha un colore rosso intenso, tipico del territorio agricolo etneo, caratterizzato da un clima ideale per la produzione di questa autentica primizia, nel periodo che va da fine aprile all'inizio di luglio.

I luoghi

Ciliegia dell’Etna D.O.P.

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