Licenza Creative Commons
I feed RSS di Firriando
La pagina Facebook di Firriando
La pagina Google+ di Firriando
Il Tumblr blog di Firriando
Copyright © 2013-2015. Nicola Rizzuti. Sotto licenza CC BY-SA 4.0.  Alcuni diritti riservati.
v 2.16 del 3/05/2015
Firriando su Twitter

La gastronomia della provincia di Agrigento: mangiare nella terra di Pirandello

È evidente, pertanto, che la sua disillusione politica verso il suo presente coinvolge e quasi somatizza il suo rapporto con i luoghi della sua origine avvolgendo anch'essi in una dimensione negativa che lo portava a rifiutare quella visione romantica della Valle dei Templi che noi siamo abituati a pensare e immaginare con grande suggestione.

La campagna agrigentina è però sicuramente ricca di fascino, probabilmente immutata rispetto a come la videro i primi abitanti; l'immaginario ufficiale ce la presenta colorata violentemente e bruciata dal sole anche se i mandorli in fiore danno anche in inverno un assaggio di primavera.

I paesaggi agrigentini sono paesaggi antichi, fatti di ulivi centenari torreggianti accanto alle vestigia dei templi. Andando in giro vi potrete imbattere in greggi di pecore e se siete fortunati talvolta in qualche capra, ma se volete vedere qualcosa di particolare, nei dintorni di Agrigento, troverete le ultime capre girgentane, razza autoctona di antica origine caratterizzata dalle corna a "cavatappi" e oggi a rischio estinzione.

I primi piatti tipici mostrano la vocazione prettamente agricola di questa cucina che affonda le proprie radici nell'epoca greca e romana. La pasta viene condita generalmente in maniera semplicissima, salsa di pomodoro o salse a base di verdura all'interno o sughetti di pesce lungo la costa.

Un piatto curioso di cui parleremo è la "cuccia" che nell'agrigentino viene servito come una minestra di grano bollito con vino cotto (contrariamente al palermitano dove invece viene mangiata con la ricotta e trasformata in dessert); non dimentichiamo il "tagànu" di Aragona, una sorta di timballo preparato con un tegame di terracotta (da qui il nome) pieno di maccheroni rigati, uova sode, tuma tritato e brodo di carne.

Sempre di Aragona non possiamo dimenticare la famosa salsiccia, celebrata con una sagra annuale a lei dedicata e il cosciotto di castrato, servito con aglio e prezzemolo dopo essere stato rosolato in forni in pietra e denominato "abbuttunato".

Passando alle verdure troviamo le melanzane "a quaglia", ormai sappiamo che questa denominazione è dovuta al fatto che probabilmente la ricetta è ispirata da un modo di cucinare della cacciagione che nella versione popolare del piatto viene sostituita dalle più economiche melanzane; il "civu" dei carciofi (il cuore di carciofo) imbottiti con prezzemolo, acciughe e pangrattato, ricetta di probabile origine ebraica.

Lungo la costa, gli ingredienti utilizzati in cucina si arricchiscono del pesce di Sciacca, Porto Empedocle, Lampedusa o Licata. Sogliole arrostite alla brace, cotte alla piastra o in zuppa, triglie di scoglio fritte o arrostite e sarde, sarde a volontà.

Le fragoline di Sciacca e Ribera sono tra i prodotti tipici più ricercati, così come le Riberelle (arance di tipo Washington Navel). A Favara, a Pasqua si è soliti cucinare un dolce particolare, un agnello pasquale di pasta reale e farcito di una pasta di pistacchio. Sempre pistacchi, ma sotto forma di cus cus sono un piatto delle suore di Santo Spirito ad Agrigento. Molto famosi sono anche i biscotti ricci del convento di clausura delle monache benedettine di palma di Montechiaro. A Sciacca, invece, le monache di clausura custodivano la ricetta segreta dei "cucchiteddi" e delle "ova murina"; sempre alla suore si devono le famose "minni di virgini". Particolarissima la preparazione della marmellata di zucchina verde.
Italy-2357 - Valley of the Temples
Pubblicità

Le altre gastronomie provinciali

"Pioggia e vento parevano un'ostinata crudeltà del cielo sopra la desolazione di quelle piagge estreme della Sicilia, su le quali Girgenti, nei resti miserevoli della sua antichissima vita raccolti lassù, si levava silenziosa e attonita superstite nel vuoto di un tempo senza vicende, nell'abbandono d'una miseria senza riparo…".

Così ne "I vecchi e i giovani" Pirandello descrive la sua Agrigento, incastrata tra i fasti del suo passato e un presente certo non all'altezza. Erano i tempi (tra il 1893 e il 1894) della profonda crisi estrattiva dello zolfo e della rivolta dei Fasci repressa con violenza da Crispi. Alla crisi economica, politica e culturale, si sommava la delusione per il crollo degli ideali risorgimentali che avevano animato tanti Siciliani. Con la parabola di Crispi che da eroe garibaldino diventava paladino degli interessi nordisti della monarchia sabauda crollava uno dei tanti miti e delle molteplici speranze che faceva piombare la Sicilia ed i Siciliani in quell'atmosfera di disillusione ed apatia dalla quale ancora, purtroppo, non riusciamo a scrollarci.
> Gastronomia dell'agrigentino
Firriando
Cerca

Ricette
Uova e fritture
Frutta e conserve
Chiudi menù
Firriando logo