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Storie di Sicilia

Firriando, con l'accento sulla a (leggi firriàndo), è un'espressione siciliana che significa 'andando in giro'; è stato proprio andando in giro per la mia città che mi è venuta l'idea di un blog in cui raccogliere storie e aneddoti sui vari piatti e cibi che si possono mangiare (o bere) qui in Sicilia, mostrando tramite la loro storia e le loro peculiarità, la complessità della vicenda Siciliana.

Per esempio sapevate che l'antica città greca di Siracusa, capitale culinaria del periodo classico, produsse la prima scuola occidentale per cuochi? E anche il primo ricettario (V secolo a.C.)? Molti piatti siciliani dal gusto agrodolce, in particolare la caponata (verdure cotte a fuoco lento, olive, uva passa e pinoli), datano probabilmente a quel periodo. Pietanze ancor più elaborate risalgono però all'VIII secolo d.C., quando arrivarono gli arabi che introdussero pratiche agricole e culinarie innovative, il riso, gli agrumi, il cuscus, la canna da zucchero, la cannella e lo zafferano, nonché il gelato e i sorbetti, fatti con la neve che ammantava tutto l'anno la cima dell'Etna. In seguito, i dominatori spagnoli avrebbero portato in Sicilia pomodori e cioccolato dal Nuovo Mondo. Anche la cultura francese avrebbe fatto capolino in Sicilia, tramite i mitici Monsù.

Questa amalgama di dominazionie culture si palesa in maniera evidente nella tradizione culinaria dove si associano pietanze risalenti agli antichi greci, arabi e normanni a piatte di terre lontane come Spagna, Grecia, Nord Africa e Medio Oriente, testimoniando le vicissitudini di questa terra.

È difficile scrivere della Sicilia, è un'isola d'incomparabile bellezza e ricchezza culturale, eppure è oggi uno dei maggiori enigmi italiani, un mondo a sé stante, sconnessa dalla vita europea da una storia tumultuosa che ha partorito, sulle vestigia di un glorioso passato, un presente difficile. Ne sono scaturite una serie di ambiguità (questa è la terra di Pirandello in fondo) e difficoltà tali da rendere questa una regione ineguagliabile per fenomeni artistici, architettonici, enogastronomici e paesaggistici.

Personalmente, individuo come motivo chiave di questa complessità, l'ubicazione che è da sempre la benedizione e la maledizione dell'isola allo stesso tempo. Una volta, quando il mondo conosciuto si limitava al Mediterraneo o poco più, la Sicilia si trovava al crocevia tra Africa ed Europa, fungendo da base per gli scambi umani e commerciali, e quindi da preda per gli stati limitrofi che, bramosi di potere, vi si insediavano con alterne vicende.

Certo volere prendere a pretesto la storia di una ricetta per provare a spiegare una cultura potrebbe sembrare naif nella migliore delle ipotesi. Faccio mie le parole che scrisse Giuseppe Pitrè, uno dei più grandi studiosi del folclore siciliano:

"non v'è forse regione in Italia dove tante e così svariate siano le forme del vivere quanto in Sicilia [...] le dominazioni da questa subite vi hanno lascito traccia profonde nelle vesti, nel cuore, nella fantasia, come nei visi e nei cognomi di ogni siciliano. I mezzi che offre oggi la scienza potranno rendere segnalati servigi a quella parte della storia che i dotti non hanno scritto, ma che il popolo ha lasciato nei suoi costumi, nelle usanze, nelle sue credenze, nei suoi riti. Bisogna però saperla leggere quella storia"

Nelle sue opere (in particolare la monumentale "Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane") Pitrè ha raccolto e commentato le pagine più calde e interessanti della vita popolare siciliana; quest'opera di raccolta (oggi con un termine in voga parleremmo di un'enorme operazione di content curator) si trasformò in poesia e il filologo divenne storico. Convinto com'era che la storia non è soltanto quella che giudica re e battaglie, istituti giuridici e vicende diplomatiche, ma anche quell'altra (ed è per me la più difficile da esplorare) che si articola nelle credenze e nei costumi, Pitrè fu il primo a comprendere che le tradizioni popolari hanno un valore, poiché sono documenti storici.

Perché quindi non provare a visitare e comprendere la storia della Sicilia partendo dai suoi variegati sapori tradizionali? È mia personale opinione che un cibo con una storia alle spalle abbia un valore aggiunto, soprattutto se non ci si limita solo all'aneddoto che può essere interessante sul piano meramente accademico, ma si guarda soprattutto al presente in maniera tale da incuriosire chi legge a girare la mia isola al di fuori dei percorsi canonici, lasciandosi guidare dal profumo dei piatti che solo qui potrebbe gustare.

Firriando, nel suo piccolo, vi farà da guida.
Per approfondire la figura di Giuseppe Pitrè puoi leggere:
Biografia Pitrè su Wikipedia
Biografia Pitrè su Treccani
Raccolta di fiabe siciliane (riscoperte nel 2013) presso Amazon.it in versione economica
o integrale
Su Amazon.it trovate anche altre opere in formato cartaceo o digitale
Su ebay.it trovate versioni usate o fuori catalogo delle stesse opere e risparmiate (non sempre controllate rispetto ad Amazon)
La "Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane" è disponibile in vari formati tra cui il formato PDF (come immagine) essendo stata digitalizzata da Google o da alcune Biblioteche universitarie americane vol 1, vol 2, vol 3, vol 4, vol 5, vol 6, vol 7, vol 8, vol 9, vol 10, vol 11, vol 12, vol 13, vol 14, vol 15, vol 16, vol 17, vol 18, vol 19, vol 20, vol 21, vol 22, vol 23, vol 24, vol 25
Grazie al progetto "Internet Archive" trovate tutte le opere di Pitrè non più soggette a copyright
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